Il Nuovo Decreto AIUTI

Nuovo Decreto Aiuti

 

Con la presente informativa per fare il punto sulle principali misure adottate dal nuovo decreto Aiuti approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 2 maggio 2022.

Il decreto, articolato in 50 articoli, dedica alle imprese interventi che muovono su tre ambiti:

  • aiuti a fondo perduto,
  • proroga delle garanzie sui prestiti
  • aumento del tax credit per gli investimenti legati a Transizione 4.0.

 

Di seguito una sintesi delle disposizioni che interessano le imprese.

 

Crediti d’imposta rafforzati per le imprese energivore e gli autotrasportatori

Il decreto aiuti ed energia contiene una serie di agevolazioni a favore delle imprese caratterizzate da elevati consumi di gas.

Viene, per quest’ultime, innalzato il tax credit dal 20 al 25% e viene elevato allo stesso livello anche l’agevolazione prevista per tutte le altre imprese non gasivore, ma comunque caratterizzate da incidenza di oneri significativa su tali approvvigionamenti.

Viene poi elevato dal 12% al 15% anche il credito d’imposta relativo alle imprese dotate di contatori di energia elettrica di potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kilowatt, diverse dagli energivori.

Agli autotrasportatori viene riservato un credito di imposta del 28% della spesa sostenuta nel primo trimestre dell’anno 2022 per l’acquisto di gasolio utilizzato in veicoli di categoria euro 5 o superiore.

Le spese, al netto dell’IVA, dovranno essere comprovate mediante le relative fatture d’acquisto; il credito d’imposta non concorre alla formazione del reddito d’imposta né della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive.

L’agevolazione sarà cumulabile con altri benefici “a condizione che tale cumulo, tenuto conto anche della non concorrenza alla formazione del reddito e della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive non porti al superamento del costo sostenuto” sui medesimi costi oggetto di agevolazione; il tax credit potrà essere usato solo in compensazione.

 

Aiuti alle imprese: indennizzi ed estensione temporale della garanzia Sace

Il decreto conferma la creazione di un fondo da circa 200mln di euro a sostegno delle imprese che sviluppano business in aree coinvolte nel conflitto Ucraino e che hanno subito ripercussioni in termini di perdita di fatturato.

Si tratta di un contributo a fondo perduto che mira a sostenere, infatti, le aziende che hanno visto contrarsi i loro ricavi a seguito della riduzione della domanda, dell’interruzione di contratti e progetti esistenti o della crisi nelle catene di approvvigionamento.

Le imprese, per poter usufruire dell’agevolazione dovranno presentare, cumulativamente, tre requisiti:

  • il primoè l’effettivo coinvolgimento negli ultimi due anni, direttamente o indirettamente, di operazioni commerciali, compreso l’approvvigionamento di materie prime e semilavorati, con Ucraina, Russia e Bielorussia pari almeno al 20% del fatturato aziendale totale;
  • il secondopresupposto è che l’impresa abbia subito, nell’ultimo trimestre che precede l’entrata in vigore del decreto, un incremento del costo di acquisto medio per materie prime e semilavorati di almeno il 30% rispetto alla media dello stesso periodo del 2019;
  • la terzacondizione prevede che bisogna aver registrato nell’ultimo trimestre un calo del fatturato di almeno il 30% rispetto allo stesso periodo del 2019. Sono previste due fasce di contributo, ma comunque nel limite invalicabile di complessivi 400mila euro.

Le imprese che hanno subito contraccolpi dal conflitto in Ucraina o dal caro energia, inoltre, le garanzie Sace, fino al 31 dicembre, potranno avere una copertura che può spingersi fino al 90%.

L’esecutivo vara l’attesa e auspicata garanzia Sace a condizioni di mercato, ovvero, copertura su prestiti fino a 20 anni, garanzia al 70% e interventi anche per supportare la crescita o la patrimonializzazione delle imprese.

Sul fondo per le Pmi, invece, mini intervento che elimina il riconoscimento della commissione sulla garanzia per le imprese che operano in Italia e nei 26 settori previsti dalla Ue.

 

Credito d’imposta sulla formazione e sui beni immateriali

Il provvedimento aumenta il credito d’imposta per le imprese che investono su beni immateriali e formazione 4.0.

Per gli investimenti in beni immateriali 4.0 la norma prevede che se, “effettuati a decorrere dal primo gennaio e fino al 31 dicembre 2022 ovvero entro il 30 giugno 2023, a condizione che entro la data del 31 dicembre 2022 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione, la misura del credito d’imposta prevista è elevata al 50%”.

Le vigenti aliquote relative al tax credit “Formazione 4.0” sono, invece, elevate dal 50% al 70% e dal 40% al 50%.

 

Bonus una tantum anti-inflazione

L’intervento una tantum, pari a 200 euro, antinflazione si pone l’obiettivo di sostenere i redditi fino a 35.000 euro, compresi quelli dei lavoratori autonomi, portando così a quota 28mln la platea dei soggetti destinatari.

Il bonus verrà riconosciuto, presumibilmente a luglio per i pensionati e tra giugno e luglio per i lavoratori dipendenti.

L’agevolazione ai lavoratori dipendenti sarà erogata direttamente dai datori di lavoro che la recupereranno al primo pagamento d’imposta.

 

Bonus sociale retroattivo

Il bonus sociale, vale a dire lo sconto previsto per le famiglie in condizioni di svantaggio economico o fisico, viene rinnovato e diventa retroattivo.

Gli eventuali pagamenti di somme eccedenti saranno automaticamente compensati in bolletta una volta presentato l’Isee.

Il bonus sarà riconosciuto retroattivamente dal 1° gennaio 2022 e non più dal 1° aprile.

Il provvedimento prevede che, nel caso di ottenimento di attestazione Isee che permette l’accesso al bonus sociale, “l’eventuale intervenuto pagamento, nell’anno in corso ma in data antecedente all’ottenimento dell’attestazione, di somme eccedenti a quelle dovute sulla base dell’applicazione del bonus, è oggetto di automatica compensazione da effettuare nelle bollette immediatamente successive, ovvero qualora questa non sia possibile, di automatico rimborso.

Nel caso in cui il pagamento non sia stato ancora effettuato, l’importo è rideterminato con applicazione del bonus”.

Spetterà quindi all’Autorità di regolazione per l’energia, le reti e l’ambiente (Arera) rideterminare le agevolazioni con delibera da adottare entro il prossimo 30 giugno nel limite delle risorse disponibili nel bilancio della Cassa per i servizi energetici e ambientali per il 2022.

 

Proroga del Superbonus sulle unifamiliari

Viene prorogato dal 30 giugno al 30 settembre 2022 il termine per effettuare almeno il 30% dei lavori complessivi nelle villette unifamiliari.

Nel computo possono essere compresi anche i lavori non agevolati.

Per completare il 30% si avrà, quindi, tempo fino al 30 settembre, mentre il limite del 31 dicembre 2022 per ultimare lavori e pagamenti rimane, almeno per il momento, un termine invalicabile.

La norma introdotta nella bozza di decreto legge prevede che per “gli interventi effettuati su unità immobiliari dalle persone fisiche di cui al comma 9, lettera b), la detrazione del 110 per cento spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022, a condizione che alla data del 30 settembre 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 30 per cento dell’intervento complessivo, nel cui computo possono essere compresi anche i lavori non agevolati ai sensi del presente articolo”.

Le scadenze per i lavori di superbonus sugli edifici unifamiliari rimangono, quindi, due:

  • la prima, però, slitta dal 30 giugno al 30 settembre e consiste nell’obbligo di pagare un Sal ed effettuare lavori pari ad almeno il 30%;
  • la seconda presume la chiusura del cantiere entro il prossimo 31 dicembre per poter accedere all’agevolazione.

 

Appalti Regioni

Contro il caro prezzi il governo stanzia 3mld nel 2022, 2,5 nel 2023 e 1,5 per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026.

Le Regioni entro il 31 luglio dovranno procedere ad un aggiornamento infrannuale dei prezzari e nel frattempo le stazioni appaltanti dovranno procedere ad un incremento fino al 20% dei prezziari in vigore al 31 dicembre 2021.

Verrà riconosciuto dalle stazioni appaltanti pubbliche il 90% degli aumenti su materie prime, carburanti e prodotti energetici.

Una manovra straordinaria che si pone l’obiettivo di scongiurare il blocco delle opere in corso, con particolare attenzione agli interventi del Pnrr e alle opere commissariate.

 

 

Lo studio rimane a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti.