L’assunzione di un nuovo dipendente e il suo inquadramento contrattuale passa attraverso alcune fasi molto importanti che – molto spesso – sono sottovalutate dai datori di lavoro.
Per le aziende un’assunzione è un investimento – in quanto si decide di puntare su una determinata persona che può portare grandi benefici – ma rappresenta anche una spesa non indifferente.
In base all’inquadramento contrattuale del nuovo assunto ad esempio varierà innanzitutto il suo stipendio e, di conseguenza, le tasse e i relativi contributi che l’azienda dovrà versare.
Proprio per questo sarà importante capire come arrivare ad avere un risparmio senza andare ad intaccare le legittime richieste economiche del dipendente.
Prima di capire quali sono le possibilità per un datore di lavoro, è bene fare un po’ di chiarezza:
Che cos’è l’inquadramento contrattuale?
L’inquadramento contrattuale specifica in modo chiaro e inequivocabile il ruolo attribuito al lavoratore all’interno dell’azienda, sulla base di categoria, qualifica e mansioni propri del suo impiego e la retribuzione corrispondente.
L’inquadramento è una dicitura che si trova sul contratto di lavoro che fa riferimento al CCNL (Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro), che varia ed è specifico per ogni settore.
Quindi è bene sempre essere informati e aggiornati sul CCNL applicato alla propria azienda e sulle categorie di inquadramento, che ora scopriremo.
Quali sono le categorie di inquadramento?
I lavoratori dipendenti sono suddivisi in queste quattro categorie:
- Dirigente: ha grande responsabilità e autonomia decisionale;
- Quadro: ha grande potere decisionale ed è strategico nel raggiungimento degli obiettivi aziendali.
- Impiegato: ha mansioni di carattere intellettuale e concettuale, con variabile autonomia decisionale;
- Operaio: ha mansioni prevalentemente manuali.
Ma oltre alle categorie di inquadramento, ci sono anche da considerare le mansioni (le attività e responsabilità stabilite da contratto) e le qualifiche – ossia l’insieme delle mansioni di un determinato lavoro.
Questa precisazione è molto importante – perché spesso accade che i dipendenti siano inquadrati per certe mansioni e qualifiche – ma in realtà si scopre che potrebbero essere gestiti in maniera differente, portando ad un sostanzioso risparmio per l’azienda.
Infatti, dopo aver fatto chiarezza sui tipi di inquadramento contrattuale trattiamo un tema altrettanto importante che ci servirà a capire quale tipo di contratto sarà più adatto per l’azienda e per il lavoratore.
Essendo l’argomento di oggi le assunzioni, ci concentreremo sulla tipologia di rapporto di lavoro che più ci interessa e sulle sue sfaccettature:
Il lavoro subordinato
Per questa tipologia di rapporto lavorativo in via generale vanno tenute in considerazione come spese:
- la retribuzione dovuta al lavoratore;
- il TFR;
- i contributi INPS;
- i premi INAIL;
- l’incidenza dell’Imposta regionale sulle attività produttive (IRAP);
- altri costi (maggiorazioni per lavoro nei giorni festivi o domenicali etc.).
E oltre a ciò, le modalità con cui la figura viene inserita all’interno dell’azienda, che sono essenzialmente quattro (e che analizziamo ora).
a) Lavoro subordinato a tempo indeterminato
Oltre alla retribuzione mensile e plurimensile dovuta, il lavoratore subordinato ha diritto a percepire, all’atto della cessazione del rapporto, il trattamento di fine rapporto (TFR) – che rappresenta una voce di costo aggiuntiva – rispetto alle altre modalità.
Perciò, dovrebbe essere utilizzato solo nei casi in cui effettivamente si è sicuri di investire su una persona per lungo termine. Se invece non si è sicuri, si può optare per il:
b) Lavoro subordinato a tempo determinato
Questo tipo di contratto, dalla durata variabile, prevede dei costi aggiuntivi allo scopo di arginarne l’utilizzo e favorire l’inserimento in azienda.
Gli elementi che compongono il costo del lavoro, ad eccezione dei premi INAIL, non sono deducibili dalla base di calcolo IRAP.
Questa modalità rappresenta un ulteriore passo in avanti per il dipendente, data la sua natura pluriennale e orientata – in molti casi – verso l’indeterminato.
c) Apprendistato
L’apprendistato è un contratto a carattere formativo: il datore di lavoro è obbligato a garantire all’apprendista la formazione necessaria per acquisire competenze professionali adeguate al ruolo e alle mansioni per cui è stato assunto, oltre naturalmente a pagarne la retribuzione.
Esistono 3 tipi di contratto di apprendistato:
- Apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore (tra i 15 e i 25 anni);
- Apprendistato professionalizzante (tra 18 e 29 anni);
- Apprendistato di alta formazione e ricerca (tra i 18 e i 29 anni).
Le assunzioni con questo tipo di contratto sono molto interessanti, perché seppur legate a figure specifiche (giovani, universitari, etc.) sono incentivate da una sostanziosa decontribuzione: per cui si potrebbe valutare l’inserimento di queste persone in modo da migliorare la redditività aziendale e, nello stesso tempo, risparmiare.
Infine, non ci resta che trattare il:
d) Lavoro a tempo parziale (part time)
Questo contratto è legato soprattutto all’orario inferiore rispetto a quello tempo pieno previsto dalla Legge.
Esistono tre tipologie di part-time: orizzontale, verticale e misto.
I contributi previdenziali ed assistenziali sono gli stessi che valgono per gli altri lavoratori subordinati.
Specifici sono, invece, i criteri per la determinazione del salario ricevuto.
Bene.
Abbiamo visto come le tipologie di contratti siano diverse e ognuna con delle specifiche caratteristiche. Diventa fondamentale quindi scegliere, in base alle esigenze aziendali e alle caratteristiche del lavoratore da assumere, quale forma utilizzare per avere un risparmio – soprattutto sui contributi da pagare (dato che rappresentano una grossa spesa per l’azienda).
Infatti, l’inquadramento contrattuale è una materia molto complessa – che qui abbiamo cercato di semplificare – e per questo il consiglio è sempre quello di rivolgersi a dei professionisti che sappiano indirizzare le scelte aziendali nella giusta direzione.
Noi dello Studio Ansaldi & Associati siamo specializzati da oltre quarant’anni nella consulenza sulle risorse umane per aiutare le imprese che vogliono crescere.